COSA FARE PER
DIVENTARE RIVENDITORI DI VALORI POSTALI
(volgarmente detti
anche francobolli)
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I valori postali che possiamo avere NON
COMPRENDONO LE MARCHE DA BOLLO (per ora);
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chi è intenzionato a tenerli deve scaricare il
documento da qui: https://dl.dropboxusercontent.com/u/9715810/modulo_domanda_AUT_cvp.pdf
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compilarlo e spedirlo per posta raccomandata con
ricevuta di ritorno al Ministero dello Sviluppo Economico;
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il Ministero finora ha encomiabilmente risposto
in tempi molto stretti (10 giorni) rilasciando un'autorizzazione scritta e
controfirmata dal dirigente competente;
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si deve individuare UN Ufficio Postale di nostro
gradimento dove attivare la nostra licenza, possibilmente oltre che prossimo al
negozio anche ben fornito di francobolli. Non è possibile effettuare prelievi
in uffici diversi da quello prescelto, però non c'è alcun obbligo di servirsi
in un posto piuttosto che in un altro;
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al momento che ci si presenta all'Ufficio
Postale prescelto va presentata la seguente documentazione in allegato
all'autorizzazione dataci dal Ministero: 1) richiesta scritta con cui io
sottoscritto Tizio Caio, Codice Fiscale numero etc etc, nato a "X" il
"Y", titolare della rivendita di giornali Z situata in XX chiede a
codesto Ufficio Postale di acquistare
valori postali per la rivendita, data timbro e firma dell'interessato; 2) copia
della carta di identità in corso di validità e del codice fiscale; 3)
certificato di iscrizione alla locale Camera di Commercio in carta libera non
più vecchio di DUE mesi;
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l'Ufficio cadrà dalle nuvole sostenendo che la
rivendita di valori postali è riservata ai tabaccai. Considerando che siete in
possesso di una regolare autorizzazione scritta e firmata dal Ministero dello
Sviluppo Economico, sventolategliela sotto il naso e dite loro che s'informino:
NON possono rifiutare di vendervi i francobolli con l'aggio d'uso;
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vi sarà dato una sorta di bollettario con cui
dovrete fare gli ordinativi. Il mio, molto vecchio, presentava ancora cifre in
sesterzi; comunque sia, sebbene sia una cosa obsoleta, serve soprattutto per
richiedere annualmente ricevuta dell'acquistato in modo da non rischiare
problemi fiscali o amministrativi;
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l'aggio a noi riservato è lo stesso dei
tabaccai, ovvero il 5%. Più che
doppio rispetto a quello che si guadagna sulle ricariche telefoniche, simile a
quello dei biglietti di treni, autobus e metropolitane;
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non c'è niente da pagare, nessuna spesa di
gestione, nessuna attivazione; la spesa di impianto - ovvero quella per avere i
tagli principali delle affrancature - è di circa 200 Euro;
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non si deve emettere scontrino all'atto della
vendita, sono prodotti esenti da questo obbligo come i biglietti dei trasporti,
i gratta e vinci, le ricariche telefoniche.
TESTO REDATTO DA MAURO FALDI